18. Pinocchio ritrova
I picchi ridimensionano il naso di Pinocchio
Come potete immaginarvelo,
"Quanto siete buona, Fata mia", disse il burattino, asciugandosi gli occhi, "e quanto bene vi voglio!"
"Ti voglio bene anch'io", rispose
"Io resterei volentieri... ma il mio povero babbo?"
"Ho pensato a tutto. Il tuo babbo è stato digià avvertito: e prima che faccia notte, sarà qui."
"Davvero?..." gridò Pinocchio, saltando dall'allegrezza. "Allora, Fatina mia, se vi contentate, vorrei andargli incontro! Non vedo l'ora di poter dare un bacio a quel povero vecchio, che ha sofferto tanto per me!"
"Vai pure, ma bada di non ti sperdere. Prendi la via
Pinocchio partì: e appena entrato nel bosco, cominciò a correre come un capriolo. Ma quando fu arrivato a un certo punto, quasi in faccia alla Quercia grande, si fermò, perché gli parve di aver sentito gente fra mezzo alle frasche. Difatti vide apparire sulla strada, indovinate chi?...
"Ecco il nostro caro Pinocchio!" gridò
"Come mai sei qui?" ripeté il Gatto.
"È una storia lunga, disse il burattino, e ve la racconterò a comodo. Sappiate però che l'altra notte, quando mi avete lasciato solo nell'osteria, ho trovato gli assassini per la strada..."
"Gli assassini?... O povero amico! E che cosa volevano?"
"Mi volevano rubare le monete d'oro."
"Infami!..." disse la Volpe.
"Infamissimi!" ripeté il Gatto.
"Ma io cominciai a scappare, continuò a dire il burattino, e loro sempre dietro: finché mi raggiunsero e m'impiccarono a un ramo di quella quercia."
"Si può sentir di peggio?" disse
Nel tempo che parlavano così, Pinocchio si accorse che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti, perché gli mancava in fondo tutto lo zampetto cogli unghioli: per cui gli domandò:
"Che cosa hai fatto
Il Gatto voleva rispondere qualche cosa, ma s'imbrogliò. Allora
"Il mio amico è troppo
E
Pinocchio, commosso anche lui, si avvicinò al Gatto, sussurrandogli negli orecchi:
"Se tutti i gatti ti somigliassero, fortunati i topi!..."
"E ora che cosa fai in questi luoghi?" domandò
"Aspetto il mio babbo, che deve arrivare qui di momento in momento."
"E le tue monete d'oro?"
"Le ho sempre in tasca, meno una che la spesi all'osteria
"E pensare che, invece di quattro monete, potrebbero diventare domani mille e duemila! Perché non dài retta al mio consiglio? Perché non vai a seminarle nel Campo dei miracoli?"
"Oggi è impossibile: vi anderò un altro giorno."
"Un altro giorno sarà tardi", disse la Volpe.
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